L’istituto ha preso il nome da ….
… dall’omonimo fisico, reso famoso dall’invenzione della prima macchina capace di trasformare energia meccanica in energia elettrica, a corrente continua e viceversa, conosciuta meglio con il nome di Dinamo. Antonio Pacinotti nacque a Pisa il 17 giugno 1841. Frequentò l’Universita’ di Pisa dove il padre dirigeva il Gabinetto di Fisica Tecnologica. Cio’ gli consenti’ di compiere molti esperimenti relativi a progetti per la realizzazione di macchine elettro-magnetiche. A quel tempo, poco più che ventenne, aveva già inventato “L’indotto ad anello” chiamato poi “Anello di Pacinotti” e da cui aveva sviluppato, costruito e sperimentato, la Dinamo. L’apparecchio si rivelò inadatto allo scopo; tuttavia, con una semplice modifica Pacinotti riuscì a farlo funzionare sia da motore elettrico che da dinamo. Ampie tracce di questa attivita’ si ricavano dagli appunti raccolti in due quadernetti ai quali Pacinotti dette il suggestivo titolo di “Sogni”, e che documentano la storia della sua più grande invenzione. Sperando di poter costruire una grande macchina per usi industriali egli purtroppo ritardo’ la pubblicazione dei suoi risultati fino al 1865, anno in cui comparvero nella rivista il Nuovo Cimento. La realizzazione della macchina su scala industriale venne nel frattempo costruita dal capo officina belga Zanobio Gramme che brevettò l’invezione della dinamo e del motore elettromagnetico a corrente continua nel 1869 in Francia e nel 1871 in Italia. Pacinotti rivendicò la sua invenzione, si apri’ cosi’ una lunga polemica nella quale le sue ragioni furono sostenute, tra altri, anche da Werner Siemens che successivamente fonderà la celeberrima industria. Pacinotti ottenne il riconoscimento scientifico del proprio merito dal congresso di Parigi (1881). In seguito Antonio Pacinotti continuerà a ricoprire la cattedra di Fisica Tecnologica, tenuta prima dal padre, fino al 1912 anno della sua morte.
“..se io qualche cosa ho fatto il merito è dell’epoca in cui ho vissuto, epoca nella quale ferveva il lavoro di tutta l’umanità, perchè si sentiva universalmente il bisogno di perfezionare le embrionali macchine elettro-dinamiche. Io non ho fatto altro che seguire l’impulso che mi veniva dalle circostanze esterne, e costruii una modesta e piccola macchinetta, anzi un modellino, il quale, a parer mio, meglio di tutte le altre macchine congeneri che allora si conoscevano rispondesse al concetto di generare una corrente elettrica sensibilmente continua o fornisse un motore con coppia torcente uniforme. E’ dunque il lavoro del mondo tutto, di cui non fui che un semplice fattore, che ha dato questo prodotto che la vostra benevolenza a me attribuisce“.
(Antonio Pacinotti al Congresso Internazionale delle Applicazioni Elettriche di Torino, 1911)